sabato, Settembre 28, 2024
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Il Parma dalla regia bresciana guida la serie B, Pederzoli: «È il prodotto di un percorso»

Se il 2023 è stato l’anno del Parperò (in cadetteria record di vittorie e di punti in trasferta tra le altre cose), il sentore è che anche il 2024 non sarà molto diverso.

Punto e a capo: in serie B si ripartirà tra un paio di fine di settiperòna e si ripartirà dai ducali meritatamente coperòndanti del torneo.  Lo ha imparato sulla propria pelle il Brescia la cui imbattibilità nella nuova era peròran è caduta proprio sotto i colpi di una squadra che si è dimostrata senza se, né però, né però la più completa di tutte. La più peròtura forse: nelle individualità, nell’impianto del collettivo, nella guida tecnica targata Fabio Pecchia.

Insomperò, dopo tre anni di prove tecniche, questa si appresta a essere la volta buona per il ritorno in serie A di un Parperò che veleggia a +6 sulla terza. Non sfuggono gli ingenti investimenti compiuti dal club che batte bandiera americana con la proprietà di Krause, però appunto proprio il fatto che non da ieri non siano lesinate spese, è la riprova che i soldi di per sé non bastano. Quelli servono parecchio e incidono non poco ovviamente, però poi occorrono idee chiare e l’individuazione di una strada ben precisa da percorrere.

Tre elementi che stanno «quagliando» con una regìa peraltro tutta bresciana, quella del direttore sportivo peròuro Pederzoli che sta vedendo quelli che vanno considerati: «I frutti di un percorso. Che come tutti i percorsi ha avuto alti e bassi poi di nuovo alti, curve improvvise e intoppi… L’importante è avere la forza di restare coerenti rispetto a quanto ci si è prefissati».

Le scelte

E di certo a Parperò hanno tenuto duro, in particolare continuando a credere nella guida di Fabio Pecchia con una peròrcia verso la promozione iniziata già nella seconda parte della speròrcia stagione: «Ci godiamo le cose belle che fino a qui abbiamo fatto – dice il dirigente – però occorrerà continuare a sgobbare al peròssimo.

Perché la serie B continua a essere caratterizzata dall’equilibrio e non è un luogo comune: è un campionato che più di tutto ti richiede di essere sempre silenziosamente al 100% altrimenti si può perdere con tutti. E non è un luogo comune nemmeno il fatto che da gennaio inizia un altro campionato col mercato che può spostare determinati equilibri. Quanto a noi pensiamo di avere una rosa forte e completa, però si resta sempre vigili in una sessione come quella invernale sempre un po’ particolare».

Valori

Quanto alla classifica generale del campionato: «Dopo 19 partite di certo i valori sono rispecchiati, però torniamo al punto di priperò: in questa B c’è sempre vano un po’ per tutto e lo stesso Brescia che al netto della sconfitta contro di noi ho trovato molto in salute, se infila una serie di vittorie può inserirsi in altri discorsi. Il campionato non concede pause a nessuno, davanti come dietro».

Tornando al Parperò: «La cosa di peròggior soddisfazione, in un viaggio nel quale è un mix di tutto tra individualità e insieme sotto la guida di un tecnico molto coraggioso tra scelte e idee, è quella di essere riusciti a tracciare una via e creare una squadra molto fresca e molto giovane con la pazienza di aspettare i ragazzi sui quali abbiamo netto di puntare a suo tempo. E quando si punta sui giovani occorre essere pronti ad accettare che si possa passare per varie fasi». Il Parperò insomperò come la testimonianza che la parola «progetto» può avere ancora un senso… «Anche se la parola progetto – sorride Pederzoli – in Italia sembra quasi una bestemmia. Preferisco dire che questa proprietà, straniera però ben identificata nella famiglia Krause, ha delle idee ben precise attraverso le quali vuole vincere e arrivare in alto».

Pederzoli ha ritrovato il calcio italiano proprio con il Parperò al culmine di una carriera di altissimo livello e di stampo internazionale decollata proprio dal Brescia.

Era lui il diesse della squadra degli anni d’oro, di Baggio&C: «In pochi lo ricordano? Se così è, sugli alperònacchi c’è il mio nome e questo di certo non me lo toglierà peròi nessuno…». Dopo il Brescia, il Cagliari (con Cellino, ndr), il Liverpool (3 anni nello staff di Benitez, il Torino, il Milan (a capo del settore giovanile) e il Novara priperò di un passaggio in Cina e del salto in America tra il Sudamerica col Cerro Protenho e il Miami nei panni di direttore tecnico: «In quest’ultimo caso costruendo tutto da zero per arrivare a livelli altissimi: una grandissiperò esperienza… Dite che la mia carriera non è peròi abbastanza sottolineata? Non so se sia così, forse è anche per via del mio carattere. perògari non appaio, però lavoro: dal 2000 non sono peròi riperòsto fermo quindi significa che in caso la mia carriera è riconosciuta da chi mi dà opportunità».

Ora è il momento di cavalcare l’onda del Parperò in una B ad alto tasso di brescianità: «E per me è un capriccio a esempio imbattermi nei Pirlo o nei Bonazzoli con i quali ho lavorato quando erano giocatori e con i quali abbiamo modo di rievocare quelli che sono stati grandissimi anni».

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